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Oggi pubblico il testo di Alice Bracciali, 13 anni, su un amore davvero speciale:

Ho sempre pensato che l’amore fosse una cosa frivola, soprattutto a questa età. Che un fidanzato non serve a niente, che un amico è davvero meglio, perché ti fa ridere e ti fa compagnia senza che tu abbia impegni particolarmente vincolanti verso di lui.
Tutto questo fino al giorno in cui l’ho conosciuto.
Voglio essere sincera, a primo impatto mi è stato antipatico, non faceva per me. Sembrava finto, con quel sorriso di plastica e quelle mani di carta.
Non era tanto facile evitarlo: tutte lo veneravano come una cosa bellissima. Ed effettivamente lo era, ma io dovevo essere diversa. Non potevo cadere in quella trappola, perché prima o poi mi avrebbe lasciata, come tutti gli altri.
Non dovevo guardarlo e non dovevo curarmi del suo profumo; le sue mani di carta mi avrebbero fatto male.
Era troppo diverso da me.
Mattina dopo mattina, gli passavo davanti, certe volte anche il pomeriggio. Lui era sempre lì e mi guardava finché non scomparivo in mezzo alla gente.
Forse già un po’ mi piaceva, forse era solo curiosità.
Non voglio sembrare pazza, ma lui mi perseguitava. Lo sognavo la notte, e quando gli passavo davanti mi si attorcigliava la pancia.
Avrei dovuto dar ascolto ai miei genitori e trovarmi un’amica: avrei potuto raccontarle tutto ciò.
Un giorno mi feci coraggio e gli parlai, mi feci accarezzare le guance dalle sue mani di carta e il suo sorriso di plastica mi rapì.
Stette con me qualche settimana e mi fece innamorare, per la prima volta sul serio.
Era diverso da me e da tutto ciò che potevo immaginare, non era ”come’,’ non era ”tipo”, era lui e basta.
Ed io ero io, non ero speciale o unica, ero semplicemente una ragazza con un amore nelle mani.
Come sapevo già le sue mani di carta alla fine mi tagliarono.
Gli passo sempre davanti, ma ora lui è in un posto diverso.
Ogni tanto rispolvero la nostra storia, la storia che ho amato più di tutte.
Eravamo davvero troppo diversi, io ero troppo io, e lui era semplicemente troppo lui, eravamo destinati a durare poco. Se ne è andato, ma io ho fatto diventare una relazione… una vera e propria dipendenza.
Forse ho sbagliato a farmi amico quel libro per poi innamorarmene disperatamente.

scrittriceA volte mi chiedono se è verosimile che Mia, la protagonista di “Voglio fare la scrittrice” (e dei due successivi Voglio fare la giornalista e Voglio fare l’innamorata, pubblicati da De Agostini) scriva in modo così appropriato, sia così matura e profonda, benché abbia all’inizio tredici e in seguito quindici anni.

Certo, facile dire che siamo in campo letterario e non per strada. Ma aggiungo anche che ho il piacere di avere lettrici che sanno scrivere bene, che leggono molto, recensiscono, addirittura hanno un proprio blog o scrivono in blog collettivi. A chi non ci credesse, ecco qua il messaggio che mi ha inviato Sofia:

Salve Paola,
Sono una 13enne che divora i libri. Sul serio, penso che non ci sia niente di meglio ( infatti ho anche un sito, volandoconilibri.wordpress.com) ! E devo dirle che i suoi li ho proprio adorati. Ha uno stile fantastico, e le sue storie ancor di più. Mi è piaciuta più di tutte la serie di Mia, perchè anch’io condivido pienamente il sogno di diventare scrittrice o giornalista. Cosa ci potrà mai essere di meglio che il donare sogni attraverso le parole scritte su carta?
Io, che ho continuatamente nuove idee per libri ( e che mi cimento subito a scrivere, anche se non ritengo pronti ad essere pubblicati) seguo SEMPRE le regole per la scrittura che ha seminato nei libri di Mia.
Posso chiederle una cosa? Che metodo usa per scrivere? Scusi, ma ci tengo molto ad avere il parere degli “esperti” 🙂
La saluto…e grazie per il suo tempo. 🙂

Cara Sofia, il mio metodo è quello della ricerca e della documentazione accurata. Lo insegno ai miei allievi. Cioè a partire da un’idea, bisogna documentarsi su ambientazione, soggetti, richiami, particolari. Bisogna intervistare chi sa tutto di un certo tema che affrontiamo, e andare in biblioteca a cercare fonti. E’ importante per me ancorare il mio lavoro a dati precisi, certi, che mi permettono di rendere una storia credibile, viva, e non banale. Tra l’altro, è un metodo giornalistico: non a caso Mia prova anche a fare la giornalista. Grazie mille cara Sofia, e complimenti per il blog!