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mammanaNon ho potuto fare a meno di associare il titolo “Un affare di donne” al libro bello, appassionante e persino divertente di Antonella Ossorio, La mammana (Einaudi 2014). Certo, nel film di Claude Chabrol si parlava di un’ostetrica che si occupava di far abortire le donne, mentre in questo romanzo  si racconta di Lucina, ragazza bellissima e solitaria, che fa nascere i bambini.

Siamo a metà dell’Ottocento, nell’Italia risorgimentale che rimane però sullo sfondo con i tumulti, la passione rivoluzionaria e gli stravolgimenti politici e sociali che vennero. Finalmente un’autrice che se ne guarda bene da scrivere, e anche pensare “nulla fu più come prima”, perché tutto cambia, figurarsi per una ragazza che ha un segreto inconfessabile, che adotta una bambina albina, chiamandola Stella proprio perché bianca e luminosa come gli astri e che va a vivere a Napoli proprio quando stanno per scoppiare i moti del 1848. Ma della politica e delle rivolte non interessa a Lucina, del resto le donne erano poco o nulla toccate da “affari da uomini”, mentre ben più importanti per lei sono le relazioni tra le persone, e il conformismo che le permea, la cosiddetta normalità che sembra non prevedere scelte alternative o nuclei familiari diversi. Insomma, Lucina sembra proprio precorrere i tempi, fingendosi vedova, adottando una figlia reietta dalla famiglia d’origine e scegliendosi un compagno che la ama per quel che è.

Ed è “quel che è”(e che qui non diremo per non togliere il piacere di leggere) che rende tanto attraente il romanzo, raccontato con leggerezza, ironia, senza indugiare sulla crudeltà o sulla tragedia, invece insistendo sulla bellezza e l’insostituibilità delle relazioni, soprattutto l’amicizia e la solidarietà tra le donne che, anche prima di averla coniata, sapevano che esisteva, tra di loro, un legame fortissimo: la sorellanza.