Un po’ in ritardo sulla tabella di marcia delle rimembranze giovanili, arriva il giornalista di successo Giovanni Floris a ricordare gli anni Ottanta del vecchio secolo, con un romanzo (Il confine di Bonetti) su un gruppo di ragazzi che, sembra, solo s’ispirano alla sua giovinezza, ma poi sono frutto di invenzione.
Eh già.
Ma ieri sera Daria Bignardi lo ha graffiato a tradimento. Il povero Floris era andato in trasmissione (le invasioni barbariche) incautamente convinto di lanciare il suo gran romanzo di formazione in ambiente protetto, da una collega, una giornalista che si diletta ogni tanto di incursioni nel romanzo. Ma la perfida ha chiesto: “parli solo di sesso?”, ha letto pagine imbarazzanti, ha dato l’impressione che Floris il bacchettatore di impuniti politici in tivvù fosse come al solito dedito a pubbliche virtù e privati giovanili intemperanze.
Mi chiedo solo come mai a personaggi famosi e già premiati dai media, già scrittori peraltro (di saggi), non basti mai. Quando il loro ego dirà “vabbé ora basta?” Se proprio volessero dimostrare a se stessi di essere romanzieri, avrebbero modo di pubblicare anonimi, ma a quel punto dubito che il grande editore accetterebbe. In fondo, il fatto che Floris sia famoso è già una garanzia. Ma a quanto pare anche qualche giornalista è stufo di cantare lodi a prescindere, a tutela di una corporazione.
Con tutto, insomma, Floris mi ha fatto un po’ pena.