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Archivio mensile:agosto 2015

orrorevesuvianoOrrore vesuviano non è un’esclamazione, è il nome di fantasia di un paese in provincia di Napoli, dov’è ambientato l’ultimo romanzo di Francesco Costa (Bompiani). Copertina di Milo Manara e “endorsement” di Susanna Tamaro che ha scritto una lunga ed entusiastica recensione sul Corriere della Sera a metà luglio, il romanzo si staglia nella narrativa italiana attuale, composta essenzialmente da gialli o da storie sentimentali, perché è un romanzo sociale graffiante, una Gomorra satirica (ma non farsesca, anzi, assai incisiva) tanto più forte e attuale alla luce di funerali di boss in piena capitale italiana.

Il protagonista è Luca, un bambino di dieci anni figlio della bellissima, irresistibile fioraia (una specie di Sofia Loren giovane) che fa strage di cuori: strage vera perché i suoi corteggiatori finiscono tutti ammazzati in modo brutale e misterioso, in quell’Orrore vesuviano all’ombra del vulcano dove si accumulano montagne di spazzatura, e dove i giovanissimi scorrazzano per le strade su motorette, armati di pistole, in stile colombiano di vent’anni fa (a me infatti il romanzo ha ricordato “La vergine dei sicari” del colombiano Ferdinando Vallejo, del 1994).

Lo sguardo è innocente ma non infantile, anche perché Costa sceglie il discorso indiretto libero, accostandosi a Luca, ma mantenendo la terza persona in “soggettiva”, che gli permette di rimandare la classica “agnizione” e fornirci una sorpresa finale coerente e agrodolce.

violetteDue attrici di grande livello e massima aderenza ai grandi personaggi che incarnano sullo schermo fanno di Violette di Martin Prevost il punto di forza per non sfinirsi nelle due ore di film. Certo, non è facile sintetizzare una vita letteraria come quella di Violette Leduc, scrittrice pubblicata alla soglia dei cinquant’anni con la prima parte del suo percorso biografico che ebbe infine un notevole successo, grazie all’interesse, l’incoraggiamento, il sostegno (anche economico) offerto con generosità da Simone De Beauvoir.

Simone-de-Beauvoir-01Ora, stiamo parlando davvero di pezzi da Novanta, anzi da Novecento: Beauvoir e Sartre (che nel film non si vede mai, ottima idea), Gide, Camus, e la casa editrice che li pubblicava, Gallimard, tutti in libri rigorosamente bianchi, uguali, indistinguibili, per un pubblico che comprava non attratto dalla copertina e dal titolo, non per sfizio, ma perché leggeva le recensioni, si informava, andava alle conferenze, e discuteva nei famosi “dibattiti” che ancora non erano televisivi e quindi puramente polemici e frivoli.

In più, ci voleva un coraggio da leoni, e una determinazione fornita dalla genialità, a pensare e scrivere libri come “Il secondo sesso”, fondamenta del femminismo, e anche libri “scabrosi” come quelli di Violette, che narra la propria difficile vita di “bastarda”, non amata, mettendo a nudo il suo amore adolescenziale per una compagna di collegio, il trauma dell’aborto, esperienze che diventeranno i temi sociali degli anni successivi, fino a oggi.

Molto belle le inquadrature d’ambiente: la natura che sembra accogliere, la città sempre deserta e fredda, come traduzione di stati d’animo più che di realtà. Ma un regista di oggi potrebbe osare di più.

 

 

 

revivalMemoir: vero o falso?

Il memoir, ovverosia il racconto delle proprie memorie, è un genere molto usato soprattutto da chi ha attraversato periodi storici drammatici. Ma è anche una strategia narrativa molto usata per vicende inventate, che con l’uso del discorso diretto (io) e con la ricostruzione dettagliata di personaggi e situazioni, danno l’impressione di una vera e sofferta confessione della propria vita.

generazioneperdutaQuest’estate ho appunto letto due memoir: il vero, Generazione perduta di Vera Brittain (Giunti) è un tomo che ricorda la tragedia della prima guerra mondiale (di cui si celebra quest’anno il centenario dell’ingresso italiano). Potrebbe essere un capolavoro, ma la descrizione assai minuziosa delle situazioni e la relativa freddezza del racconto, lo rendono il classico malloppo, che va benissimo per la traduzione televisiva che ne è stata tratta. Di sicuro il cinema saprà sopperire quell’emozione “trattenuta” con situazioni più toccanti e coinvolgenti, soprattutto per la centralità del personaggio femminile, donna determinata e autonoma per l’epoca.

L’altro, il falso memoir, è Revival di Stephen King, dove chi narra è un uomo che ripercorre tutta la sua vita, dall’infanza negli anni ’60 fino ad oggi, sotto l’ombra all’inizio apparentemente consolatoria, poi minacciosa, di un pastore metodista appassionato di elettricità al punto da farne oggetto di ricerche terapeutiche e infine di un delirio d’onnipotenza. Come sempre in King, il soprannaturale aleggia e poi irrompe, ma la prima parte del romanzo, con l’atmosfera degli anni ’60 (che ricorda Harper Lee, Il buio oltre la siepe) è senz’altro la migliore, forse perché il falso memoir coincide con memorie vere, e velate di malinconia, che appartengono allo scrittore.

Certo, è assai difficile toccare vette che pochi hanno raggiunto con la narrazione del sé e che spesso hanno coinciso con la condanna a un solo grande libro, come il magnifico Chiamalo sonno di Henry Roth (1934), un classico che vale davvero la pena di leggere per chi ha ancora voglia di scoprire la letteratura.

images-1Tra poche settimane ricomincia la scuola, ma forse bisognerebbe tornarci tutti. Non so quanti abbiano approfittato della pausa estiva, delle poche ferie o dei fine settimana in spiaggia, per leggere, ma ho il sospetto che siano sempre meno. Guardandomi intorno, soprattutto in quelle zone asfittiche e alienanti che sono le sale d’attesa degli aeroporti o delle stazioni ferroviarie, nei treni, nei pullman, ho visto soltanto gente incollata al cellulare. Meno male che si temeva l’avvento del tablet! Ma quanti hanno in mano un lettore elettronico?

Così, ecco uno dei risultati: “Nelle indagini fatte in Italia è restato costante un dato: solo il 30 per cento degli adulti ha un rapporto sufficiente con lettura, scrittura e calcolo. Gli altri si muovono solo in un orizzonte ristretto, subendo quel che succede senza saper capire e reagire.”

Interessante. Perché fa capire che “leggere” non è il solito sfizio di gente annoiata o asociale, è una pratica e un indispensabile esercizio per la comprensione in generale. Quanto alla fonte cui ho attinto: Tullio De Mauro, non so se conoscete.

imageMa queste giovani vite spezzate in una notte d’estate? Proprio le dolci notti che amano la giovinezza e che ne esaltano il fascino, l’attrazione?

A frotte, come uccelli notturni, le nostre ragazze e i nostri ragazzi volano nei lidi come richiamati da qualche potente incanto e in queste spiagge ballano e bevono e si stordiscono finché cadono esausti, come nei riti antichi.

in quel piccolo paradiso che è Zacinto ho visto con i miei occhi centinaia, migliaia di giovanissimi  arrivare con i pullman, accamparsi in stanzette affittate per poche decine di Euro e poi gettarsi nel gran divertimento e cioè nelle bevute a pochi euro, nei giri in moto o quad, nei balli nei locali che pulsano tutta la notte. Locali orrendi, con ingressi a forma di castello di te Artù o di antri delle streghe, come negli antichi Luna Park. Tutto finto e brutto, dozzinale, squallido, che di giorno svela di essere una tristissima scenografia.

A pochi passi dal vero Paradiso, dalla bellezza del paesaggio e della Natura, che invece di fare da sfondo a stordimenti dovrebbe essere il vero obiettivo di un’attenzione e di uno stupore e di una conoscenza che sono le sole vere dimensioni del piacere e di una gioia che rasserena e apre all’amore. Ma per un business rapace che aspetta i nostri ragazzini nella notte, il principio non è certo il piacere, ma l’orrore.