Ma cos’è questa pazzia italiana di distruggere, di sprecare, di far male, anche quando ci sono già storie scritte e personaggi perfetti per fare dei buoni film? Ieri sera ho visto dieci minuti della fiction su Oriana Fallaci e mi sono prima disgustata e poi infuriata. Ma come? Forse la giornalista italiana più famosa nel mondo, una delle rarissime donne che osò sfidare questa professione tutta al maschile negli anni ’50 e ’60, che ha scritto libri importanti, osando persino proporre il proprio punto di vista molto personale benché quei libri fossero frutto di reportage, diventa una mezza isterica, non si capisce bene mossa da cosa, con viaggi nel mondo che appaiono come tanti siparietti, come se la storia si potesse riassumere col Bignami.
Non parliamo poi dell’interpretazione della povera Vittoria Puccini. Con tutti gli artisti geniali del trucco e dei capelli, della moda e della scenografia che abbiamo, italiani prestati ai massimi film inglesi e americani, per la povera Puccini trucco e parrucco peggio che in “Tale e quale”, dove peraltro c’è un po’ più di sforzo, quanto meno quei visagisti non avrebbero fatto questa finta vecchia inguardabile. Troppo bambola per avere l’intensità espressiva e anche la grinta di una giornalista di altri tempi, la Puccini parla fiorentino da anziana con effetto Pieraccioni mentre da giovane si esprime in italiano. Non convince né commuove, ci mancherebbe! Piange solo la devota assistente dentro il film, tanto per comunicare che sì, quella di Oriana è stata una vita drammatica.
Ma si vede che questo è quanto si vuole nelle fiction italiane: la povertà, la pochezza, la superficialità, in modo che lo spettatore non capisca nulla, né del contesto degli anni ’60 e ’70 italiani, né di quello mondiale con le guerre, le rivoluzioni, le dittature che probabilmente molti non sanno perché non le hanno studiate e altri a malapena ricordano, tanto chi se ne importa? Resta una donna brusca, antipatica, aggressiva, che non si capisce come mai riesce ad arrivare da tutti i capi di Stato, forse perché strepita, come nei nostri talk show. Che fosse brava, competente, informata, e coraggiosa non è dato sapere, tanto chi mai oggi leggerà quel libro meraviglioso, commuovente, che è “Un uomo”? E chi andrà a cercare “Lettera a un bambino mai nato”, o “Niente e così sia”, libri che hanno accompagnato la nostra adolescenza? Nessuno, grazie a questo pasticcio dove non c’è nemmeno l’ombra della donna che scrisse: “sono qui per provare qualcosa in cui credo: che la guerra è inutile e sciocca, la più bestiale prova di idiozia della razza terreste.”