Ad Amsterdam, ad Amsterdam!

Il film di Russell è presentato come irrisolto, caotico, un po’ un pasticcio a discapito di una fotografia bellissima e di magistrali movimenti di macchina. Si sa che la padronanza tecnica non fa il capolavoro, ma di sicuro può restituisci un buon film, che in certi punti si dilunga e sembra perdersi, ma alla fine riesce a rimettersi insieme e somigliare ai famosi classici che si rimpiangono sempre.

Perché dai classici Russell di sicuro è partito, per esempio da Jules et Jim dell’adorato Truffaut, con i tre amici, due uomini e una donna che passano il tempo divertendosi dopo una delle più spaventose guerre di tutti i tempi, il Primo Macello Mondiale. Che sia stato un grandissimo macello il regista lo fa quasi toccare con mano con le scene dei feriti, dell’estrazione delle pallottole e del ferro che l’amabile infermiera interpretata da una meravigliosa Margot Robbie usa per realizzare sculture e quadri surrealisti, alla Duchamp.

Il look di Margot in questa prima parte del film è ricalcato su Tina Modotti, la fotografa compagna di artisti, amica di Frida Khalo, rivoluzionaria, femminista, donna libera e antesignana della libertà femminile. Soltanto per questo personaggio vale la pena di vedere un film che un tempo si sarebbe detto “carico di immaginazione”, e ricco di “sottotrame” di vari generi: la spy story, il film di guerra, la commedia romantica, la parodia storica, il film di denuncia razziale, insomma non un pasticcio ma un “pastiche” con diversi registri, con attori molto brillanti e in grado di uscire dai soliti ruolo, come il quasi irriconoscibile Christian Bale.

A me è sembrato un film fantasioso, bello per le immagini, e persino un po’ checoviano con quell’aspirazione a tornare ad Amserdam, città d’amore, arte e libertà che sta per cadere sotto i nazisti. Ma i nostri eroi, belli e innamorati, fuggiranno altrove, e la destinazione non ci viene detta, non si sa.

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